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IL GIORNO CHE AVREI VOLUTO VIVERE

17 giugno 1970 / Raccattapalle per Italia-Germania 4 a 3

di Lello Naso

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22 agosto 2009

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Noi ci accontentiamo di ripartire in contropiede. Domenghini, inesauribile tornante filiforme, da 25 metri, oggi diremmo alla Pirlo: Maier respinge. Riva in diagonale dal vertice dell'area, fuori di poco.
Intervallo. Un pensiero fisso: resisteremo altri 45 minuti?
Entra Rivera e il copione non cambia. Tedeschi all'attacco, italiani in difesa. Proprio contro Rivera, l'abatino, Gianni Brera, il principe dei critici italiani, scatenerà il finimondo. Rivera fragile, inadatto a difendere, incapace di tenere la posizione.

I tedeschi dilagano, ma Rivera non c'entra proprio. Tutta la squadra rincula. Rovesciata di Seeler, Albertosi in corner. Libuda, Albertosi para. Traversa di Overath che approfitta di un retropassaggio assassino di Bertini. Ancora Seeler dopo un'uscita volante e avventata di Albertosi. Rosato salva sulla linea con un intervento alla Bruce Lee. Rigore netto su Seeler ma l'arbitro ci grazia.

La fortezza cade al minuto 92, quando sembra fatta. Un gol scandaloso per una squadra dalla difesa di ferro: rimessa con le mani dei tedeschi nella metà campo italiana, Grabowski si infila indisturbato e crossa mancino dal lato corto dell'area. Il milanista Schnellinger, un cioccolatone biondo, si fionda in area e in mezzo a tre-italiani-tre interviene in spaccata e infila Albertosi. «Questo non è calcio - scriverà Gianni Brera -, è miseria pedatoria».

Mai papera collettiva, però, fu così benedetta. Iniziano i 30 minuti supplementari più incredibili della storia del calcio. "El partido del siglo" come c'è scritto su una targa all'ingresso dello stadio Azteca.

Tedeschi all'attacco. Kaiser Franz Beckenbauer in campo con una fasciatura a spalla lussata che lo impettisce ancora di più, suona la carica. Minuto 94. Albertosi devia su testa di Müller. Angolo. Cross in area e Cera, centrocampista retrocesso nel ruolo di libero, non dimentica le sue origini e gioca allegramente la palla appoggiando di petto ad Albertosi. L'opportunista Müller infila il più incredibile dei gollonzi. Germania-Italia 2 a 1.

Attacchi azzurri sterili fino al 98'. Calcio di punizione dalla trequarti. Rivera, a sorpresa, scodella in area. I tedeschi s'impaperano. Held, entrato nel secondo tempo, lascia la palla nella terra di nessuno. Il ruvido Burgnich infila Maier al volo. Italia-Germania 2 a 2.

Minuto 104, uno al termine del primo supplementare. Rivera lancia Domenghini. Volata sulla sinistra, tocco morbido verso il limite dell'area. Riva stoppa di petto e con l'esterno mancino manda controtempo il suo marcatore. Poi s'allarga verso il vertice dell'area e lascia partire uno dei tiri più deboli della sua carriera: la palla attraversa l'area in un corridoio disegnato da tedeschi in equilibrio precario e, lemme lemme, si infila sul palo opposto. Italia-Germania 3 a 2.

Resisteremo un solo tempo supplementare? È questa la domanda che si fanno Valcareggi e gli italiani incollati al televisore. Resisteremo?

Albertosi respinge sopra la traversa sul solito Seeler. Di nuovo corner. Di nuovo una zuccata verso l'area e un intervento del diabolico, famelico Müller: tocco di testa palla verso il palo su cui staziona Rivera. L'abatino invece di respingere si sposta. Palla in rete. Tedeschi che esultano. Albertosi che convoca in campo tutti i diavoli dell'inferno urlandoli nelle orecchie di Rivera. Abbiamo resistito sei miseri minuti. Italia-Germania 3 a 3.

È incredibile come in questa partita venga ripreso il gioco dopo i gol. Cinque giocatori italiani nel cerchio di centrocampo. Non c'è niente da perdere. Adrenalinicamente avanti tutta. Da Boninsegna a Rivera a De Sisti. Domenghini, digressivo, corre verso destra. La palla viaggia a sinistra su Facchetti. In profondità per Boninsegna che si beve Schultz ed entra in area. Dal fondo, al limite del lato corto, senza guardare, rimette un cross da manuale: palla indietro rasoterra mentre i difensori corrono verso la porta. Dischetto del rigore. Rivera arriva in corsa controllata. Piatto destro in controtempo. Palla da una parte e portiere dall'altra. Italia-Germania 4 a 3.

Su quel piattone dell'abatino Rivera finiscono gli anni 60 e iniziano i 70. Finiscono i Beatles e inizia John Lennon, finisce love and peace inizia la P38. Finisce il centro-sinistra iniziano le convergenze parallele e il compromesso storico. Finisce l'era dell'amore libero e iniziano i racconti di fratelli, cugini, amici più grandi su quello che ci siamo persi.

Per fortuna, tra ettolitri di Milano da bere e quintali di gel, arriveranno Paolo Rossi, l'urlo di Tardelli e la pipa di Bearzot a renderci più lieve la traversata nel deserto degli anni 80. Una capriola di fumo del vecio e lo smog di Città del Messico scompare nella movida di Madrid.
L'erba dell'Azteca torna bassa, intorno cresce il catino da vertigini del Santiago Bernabeu. Italia Germania 4 a 3 diventa Italia-Germania 3 a 1. Dell'Azteca rimane il pallone raccattato e nascosto sotto il letto alla fine di quell'incubo. Anzi di quel sogno.

22 agosto 2009
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